Nel comunicato stampa del 20 giugno 2022, l’ufficio federale delle assicurazioni sociali ha ufficializzato la sospensione fino al 31 dicembre 2022 del limite temporale del 24,99% per il telelavoro effettuato dall’estero.
Il lavoratore frontaliero rimane quindi soggetto alla legislazione svizzera in materia di sicurezza sociale, anche se svolge la sua attività in modalità di telelavoro nel suo Paese di residenza, a prescindere dalla percentuale di attività svolta in quest’ultimo. L’attuazione di questa misura eccezionale avrebbe dovuto cessare alla fine di giugno 2022.
In base al diritto europeo (art. 13 del Reg. CE n. 883/04 e art. 14 del Reg. CE n. 987/09) una persona residente in Italia che sottoscrive un contratto di lavoro in Svizzera può lavorare da casa al massimo per il 24,99% del tempo di lavoro previsto dal contratto stesso. In caso di superamento di questa soglia, l’autorità previdenziale italiana (INPS) acquisisce la facoltà di richiedere all’azienda svizzera l’incasso del relativo contributo in Italia. Questo limite è stato tuttavia sospeso dall’inizio della pandemia e lo rimarrà fino al 31 dicembre 2022.
Dal punto vista fiscale è stato oltremodo confermato dalle autorità competenti che la quota di reddito prodotta dai frontalieri nei giorni di telelavoro non sarà soggetta a dichiarazione in Italia all’Agenzia delle Entrate fino a tempo indeterminato ovvero fino a comunicazione contraria dei due Stati. In base all’Accordo tra Italia e Svizzera sulla tassazione dei frontalieri del 1974, il frontaliere residente nei Comuni di frontiera, se svolge delle intere giornate di lavoro su suolo italiano, è poi tenuto a dichiarare all’Agenzia delle Entrate la quota di reddito maturata in quegli stessi giorni, implicazione sospesa grazie ad un Accordo amichevole transitorio stipulato da Italia e Svizzera durante la pandemia.
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